Siamo stati accolti da una Chennai ancora assopita alle primi luci dell'alba. Abbiamo avuto qualche ora notturna per abituarci al caldo umido e alla sinfonia di clacson che è stata la colonna sonora del nostro viaggio, come ad accompagnare una vittoria di non si sa chi, forse della vita pullulante in tutte le sue forme.
Il primo pomeriggio, ancora disorientati dal fuso orario, lo abbiamo trascorso alla ricerca di strumenti musicali e tessuti colorati da portare in Italia. Il viaggio vero e proprio è iniziato l'indomani nell'Ashram di Krisnamacharya. Non potevamo che iniziare con la nostra amata pratica yoga dal padre dello yoga moderno. Un'intera mattinata dedicata ad asana, pranayama, mantra in una piccola oasi di pace nel caos di Chennai. Dopo un veloce pranzo tra spezie e chai, ci siamo diretti al museo governativo dove sono conservati notevoli bronzi e raffinatissime statue in pietra. Estasiati dalla miriade di divinità hindu e siva nataraja ci siamo poi diretti al tempio Kapaleeshwarar dedicato a Siva. Per raggiungerlo abbiamo dovuto attraversare una giungla urbana di clacson assordanti, scooter e risciò che viaggiavano da tutte le parti, ma siamo stati ampiamente ripagati dall'atmosfera sacra del tempio. Eravamo i soli turisti occidentali, la devozione dei fedeli era tangibile così come la loro gentilezza e accoglienza. Molti di loro ci sorridevano e ci scrutavano con i loro occhi sicuri e profondi. Qualcuno si avvicinava per conoscere la nostra provenienza e scattare una foto con noi. Iniziano le danze e i movimenti delle meravigliose ballerine ci ricordano le statue dello siva danzante viste al museo. Cala la sera ed ancora avvolti dall'atmosfera coinvolgente e surreale rientriamo in hotel.
Apriamo gli occhi e i clacson accompagnano il nostro risveglio, un chai per carburare e siamo pronti per partire alla volta di Kanchipuram.
Fu la capitale della dinastia Pallava dal VI al VIII secolo, proprio nel periodo in cui essa creò i grandi capolavori di Mamallapuram che vedremo al termine del nostro viaggio. Viene chiamata anche la “città dei mille templi” ed è una delle sette città più sacre dell’India. È famosa anche per i suoi raffinatissimi sari di seta tessuti ancora a mano.
Iniziamo subito con la visita del tempio di Ekambareswarar, dedicato a Siva, fa parte dei templi associati ai cinque elementi, il Pancha Bhuta Sthalam ed in particolare all'elemento terra. Il colonnato è impressionante così come il susseguirsi di 1008 Siva linga.
Il sacrario centrale, inaccessibile ai non hindu, contiene un linga di argilla.
In un cortile del tempio si trova un albero di mango (parte del tronco dell'antico albero pare di 2500 anni è conservato all'interno del santuario) si dice che Parvatī sotto questo albero fece una lunga penitenza per raggiungere Siva, dopo di che apparve Siva stesso e per questo il nome Ekambareswarar significa la divinità dell'albero di mango. All'uscita troviamo a salutarci una imponente statua di Nandi, il toro bianco cavalcatura di Siva.
Entriamo poi nel tempio di Kailasanathar, un libro di filosofia scolpito nell'arenaria. Se vuoi imparare la filosofia indiana puoi studiare sui libri o intraprendere un viaggio in questi siti. Anch'esso dedicato a Siva, fu costruito nel VIII da un re Pallava, è impressionante per la raffinenatezza delle sculture.
Una breve pausa ristorativa in hotel e sul calare della sera ci dirigiamo al tempio di Kamakshi Amman uno dei luoghi sacri dedicati alla shakti, la forza, potenza femminile, qui personificazione della dea Kamakshi. La dolcezza dell'energia del posto ci accompagna lungo la visita. Una deliziosa ragazza si siede accanto noi e ci spiega il significato di alcune parti del tempio. Cala la sera e si accendono le luci in tutto il tempio, l'atmosfera è magica. Mentre ci dirigiamo verso l'uscita siamo accompagnati dai mantra vedici recitati dai bhramini seduti non distanti dal gopuram. Trascorro la notte quasi sveglia dall'emozione, il giorno dopo ci aspetta Tiruvannamalai, forse la meta che più aspettavo di questo viaggio.
Dopo 2.5 ore di macchina varchiamo la soglia dell'ashram di Ramana Maharsi. Prima di partire abbiamo letto il libro "India segreta" di Brunton e ritrovarci in quei luoghi fa un certo effetto, ma soprattutto essere ai piedi della montagna sacra Arunachala e poter meditare nell'ashram di Sri Ramana Maharshi lo fa ancor di più. La vita ascetica di questo yogi mi ha sempre affascinato sin da quando mi sono avvicinata alla pratica yoga e meditativa. Trascorriamo l'intera giornata in meditazione in questo luogo di pace. Non potrei chiedere di più. Alla sera visitiamo il tempio di Arunachaleswarar dedicato a Siva, anch'esso fa parte degli Pancha Bhuta Sthalam, dedicati alla manifestazione di cinque elementi principali della natura, in particolare questo all'elemento fuoco.
Raggiungiamo poi l'hotel immerso in un meraviglioso giardino e ci addormentiamo tra il verde e le palme. All'alba apro la finestra e vedo l'Arunachala apparire tra la nebbia mattutina. Il Maharshi la chiamava il Cuore spirituale del mondo. Aruna, che significa "rosso, luminoso come il fuoco", ma non il semplice fuoco che sprigiona calore, significa piuttosto Jnanagni , il Fuoco della Saggezza, che non è né caldo né freddo. Achala significa collina. Pertanto Arunachala significa "Collina della Saggezza".
Iniziamo il nostro cammino meditativo sulla montagna, ogni tanto disturbato da qualche scimmia alla ricerca di cibo, per raggiungere le grotte Skandasram e Virupaksa dove il Maharshi visse per molto tempo anche con sua madre. Le grotte sono piccole, piene di gente e il caldo umido non dà tregua, ma appena chiudo gli occhi tutto questo non ha più importanza. Dopo alcune ore scendiamo grati per aver avuto l'opportunità di poter essere in questi luoghi sacri.
Lungo il tragitto per Pondicherry riceviamo una videochiamata inaspetta da uno dei nostri insegnanti indiani direttamente da Gangotri. Non potevamo chiedere di più da questa giornata che è andata oltre la nostra immaginazione.
Una delle nostre passioni è il suono, così ci prenotiamo per un viaggio sonoro ad Auroville. Strumenti musicali sono appesi ovunque nel giardino, la dea della musica e delle arti Sarasvatī ci scruta sotto un maestoso albero. La natura, il silenzio e il suono di questi strumenti ci coccolano per tutto il mattino. Ne approfittiamo per comprare strumenti da portare in Italia. Proprio in questo giorno cade il 146 compleanno di La Mere, la fondatrice di Auroville e nel pomeriggio visitiamo anche l'ashram di Sri Aurobindo, il suo compagno spirituale. Trascorriamo la sera passeggiando sul lungo mare, tra il suono delle onde ed il vento.
Il giorno seguente entriamo nell'incredibile Matrimandir di Auroville.
Il nome ‘Matrimandir’ significa letteralmente ‘Tempio della Madre’.
È una grande sfera rivestita d’oro che sembra emergere dalla terra, simbolizzando la nascita di una nuova coscienza.
Il tragitto lo si fa in profondo silenzio, senza zaini e macchine fotografiche. Prima di entrare si attraversano verdi deliziosi giardini suddivisi in 12 aree come petali di loto e si sosta sotto l'abbraccio di un imponente albero di Banyan. Non ne avevo mai visto uno così grande. È il simbolo dell'immortalità poiché produce costantemente radici aeree, che si originano dai rami. Queste crescono lentamente verso il basso finché raggiungono il suolo e vi penetrano, diventando un vero e proprio fusto. Così facendo l'albero si espande in tutte le direzioni.
Dopo qualche minuto possiamo entrare nel Matrimandir. Ci sono voluti 37 anni per costruirlo, dalla posa della prima pietra nel 21 febbraio 1971 - giorno del 93esimo compleanno della Madre - fino al suo completamento nel maggio 2008. Ha la forma di un'enorme sfera circondata da dodici petali. La cupola geodetica è ricoperta da dischi dorati e riflette la luce solare. All'interno della cupola centrale si trova una sala di meditazione conosciuta come camera interna che contiene il più grande globo di vetro otticamente perfetto del mondo. Entrati nella sala bianca, circondata da colonne anch'esse bianche, il silenzio è surreale. Sembra di percepire quello che dovrebbe essere la quiete mentale. Ci viene chiesto di non fare né pranayama, né mudra, né utilizzare particolari tecniche meditative. Semplicemente di rimanere quieti.
L'ultima meta è Mahabalipuram. Durante il regno della dinastia Pallava, tra il III e il VII secolo, divenne un importante centro di arte, architettura e letteratura. Il caldo diventa importante, ma la bellezza e l'importanza storica del sito è incredibile. Abbiamo anche la fortuna di essere accolti durante una cerimonia nel tempio dedicato a Visnu proprio accanto ai siti archeologici.
L'ultima sera la trascorriamo a Chennai in attesa del volo di rientro, ancora emozionati e grati per questo veloce, ma intenso pellegrinaggio.
Siamo partiti cercando di lasciare a casa le aspettative (non è stato facile...) e di rimanere aperti a tutto ciò che questo viaggio era pronto ad offrirci. È andato tutto oltre a ciò che avevamo immaginato, perché in India tutto è possibile.
Abbiamo cercato di essere osservatori con meno schemi mentali possibili e di assaporare ed accogliere la meravigliosa presenza di infinite realtà che ogni giorno scorrevano davanti a noi.
Torniamo a casa con il cuore pieno.
Grazie India per averci accolti e per questo continuo equilibrio degli opposti.